L’OTTO MARZO: sciopero globale delle donne. Comunicato Stampa Thamaia

Comunicato Stampa Centro Antiviolenza Thamaia

Il generale clima di arretramento e di oscurantismo in cui stiamo vivendo risponde ad un preciso disegno repressivo finalizzato ad attaccare la libertà delle donne e di ogni altra soggettività femminilizzata (lesbica, omosessuale, queer, intersex, transgender) le cui scelte di vita ed i cui comportamenti normativamente imposti in nome del controllo sociale, e fintamente declinati come naturalmente generati, non rientrano nel dispositivo di genere imposto dal sistema patriarcale che riconosce esclusivamente nel binarismo eterosessuale (maschile-femminile) e nella sua declinazione familistica tradizionale l’unico modello di esistenza possibile.

In quanto donne ed operatrici dei Centri Antiviolenza ribadiamo ancora una volta la nostra preoccupazione per le politiche sessiste e patriarcali messe in atto da questo governo e che costituiscono un violento attacco alle nostre vite.

In quanto donne ed operatrici dei Centri Antiviolenza ribadiamo il nostro no al DDL 735, rinominato DDL Pillon dal nome del suo primo firmatario, un disegno pericoloso perché con atteggiamento repressivo ambisce a ripristinare l’istituto indissolubile del matrimonio e a riconoscere nel pater familias il cardine su cui si fonda e alla cui volontà far sottostare donne e minori, tentando di invisibilizzare le situazioni di violenza e di derubricarle a mero conflitto da risolvere con la mediazione e fuori dai tribunali. Un no ribadito per scongiurare un violento arretramento del diritto di famiglia il cui corpus giuridico rispecchia cinquant’anni di lotta e conquista femminista, un no ribadito per scongiurare qualunque tentativo di intimidire la voce di ogni donna desideri sottrarsi alla violenza dietro il ricatto della sospensione della “potestà” genitoriale, termine ripristinato ad indicare la precisa volontà del Pillon e degli atti integrativi ad esso correlati.

Come donne ed operatrici del Centri Antiviolenza restituiamo al mittente le dichiarazioni del Ministro Fontana in tema di aborto che nell’auspicare un ruolo più incisivo dello Stato che vorrebbe fosse più vicino per farci capire che, nel dubbio, un figlio è meglio farlo noi rispondiamo che sul corpo nostro decidiamo noi e nessun altro.

Nessun uomo o stato può sovradeterminare la libertà di scelta di noi donne in merito al nostro diritto di portare o interrompere la gravidanza.

Se davvero ci fosse un reale intento per supportare le scelte di noi donne non saremmo costrette a paventare scenari futuri lesivi dei nostri diritti così come indicato nella nuova legge di bilancio 2019 che converte l’obbligatorietà dell’astensione dal lavoro in discrezionalità, invitando noi donne a continuare a lavorare per tutti e nove mesi e lasciando presagire che domani questa discrezionalità diverrà un obbligo e un ulteriore strumento di ricatto. Ciò costituirebbe un grimaldello per sovraccaricare ulteriormente l’impegno di noi donne, fuori e dentro casa, e per moltiplicare ulteriormente il divario nel numero di ore dedicate al lavoro di cura e a quello domestico da noi donne rispetto agli uomini.

Se ci fosse un reale impegno a livellare questa disparità si darebbe massima estensibilità e fruibilità al congedo di paternità uniformandolo a quello degli altri paesi europei anziché confermarci fanalino di coda, con un numero di giorni pari a sei, rispetto alla media europea di undici giorni. Al contrario continuano ad essere ignorati il persistente squilibrio di accesso alle risorse, di accesso alle carriere tra uomini e donne, gli elevatissimi tassi di disoccupazione femminile, il gap salariale, che continua ad espellere dal mercato del lavoro le madri, ne penalizza la carriera e garantisce sempre meno servizi in grado di conciliare le scelte genitoriali con quelle professionali, mentre scarica i crescenti tagli al welfare sulle donne schiacciate dai compiti di cura.

 

Per questa ed altre ragioni per il terzo anno consecutivo, noi donne operatrici del Centro Antiviolenza Thamaia, abbiamo deciso di sospendere le nostre attività e di aderire allo sciopero globale femminista. Anche quest’anno ci fermiamo per ribadire che lo sciopero dalle attività produttive e riproduttive è il tempo che ci riprendiamo per ribadire che no, noi così non ci stiamo. L’otto marzo scenderemo in piazza a fianco delle altre compagne e sorelle per opporci a questa nuova ondata di oppressione patriarcale, a questo tentativo di imbavagliare i nostri corpi, le nostre vite, le nostre scelte.

Anche quest’anno noi donne operatrici del Centro mettiamo al centro noi donne e fianco a fianco porteremo la nostra protesta in piazza e nelle strade.

Ci troveremo tutte alle 10:00 in presidio innanzi al Tribunale di Catania per ribadire ancora una volta il nostro No al DDL Pillon per proseguire nel pomeriggio la nostra protesta con una grande manifestazione che partirà alle ore 18:00 da Piazza Roma e si concluderà in Piazza Università.

L’otto marzo sarà sciopero globale femminista

Le donne di Thamaia Catania, 8 marzo 2019