10 anni Thamaia – art. su La Sicilia

Maltrattamenti e violenza alle donne
il «nemico» è quasi sempre in casa

Alessandra Belfiore

«Sono davvero tante, troppe, le storie di donne maltrattate dal marito che potremmo raccontare», dicono, tentando di mettere a fuoco i ricordi, Eleonora Calderaro, Erika Gruttadauria e Vita Salvo, alcune delle volontarie di “Thamaia”, rispettivamente operatrice telefonica, pedagogista e coordinatrice del Centro che ieri, in occasione dei dieci anni di attività del centro, ha tenuto un convegno alle Ciminiere per tracciare un bilancio dell’attività svolta e fare il punto sul fenomeno.
La media di chiamate settimanali di donne in difficoltà è pari a sette. Non è poco. E la percentuale cresce nel periodo estivo, quando i mariti sono in ferie e più presenti in casa. Un particolare, questo, che fa rabbrividire. Sono temi delicati, episodi – il più delle volte – della “porta accanto”, che avvengono nei contesti più impensabili, a prescindere dall’estrazione sociale dei soggetti coinvolti, e che possono turbare le coscienze.
Eppure chi lavora come volontario per l’assistenza alle donne maltrattate deve in un certo senso avere la “freddezza del chirurgo”. L’emotività da parte di un operatore può rivelarsi pericolosa e controproducente per le stesse donne. «Bisogna agire con molta cautela – spiegano Eleonora Calderaro e Vita Salvo – Non possiamo lasciarci prendere dalle emozioni e agire istintivamente, ma dobbiamo valutare ogni caso con attenzione, innanzitutto per verificare che sia di nostra competenza. Nell’immediato diamo informazioni di prima emergenza e ascolto a donne che provano un grande senso di sfiducia. E, in ogni caso, pensiamo alla salvaguardia della vittima. Infatti, non consigliamo alle donne di denunciare immediatamente, non appena ci contattano. Chiediamo, innanzitutto, di fissare un colloquio per conoscere meglio la situazione. E in caso di denuncia dobbiamo prima mettere al sicuro la donna e i figli da possibili ritorsioni che potrebbero solo peggiorare le cose. È a questo punto che entra in gioco la rete di collaborazione con le forze dell’ordine e le istituzioni».
«Le storie sono tante, dicevamo, ma forse – continuano le tre ragazze, mentre affiorano i ricordi – ce n’è una particolarmente rappresentativa dei drammi familiari. La storia di una madre vittima per anni di violenze pesantissime e che, come se non bastasse, ha scoperto, su intima confessione di una delle figlie, che il padre abusava sessualmente di loro. Adesso l’uomo è in carcere sia per i maltrattamenti sia per gli abusi. Le figlie sono seguite dai nostri progetti educativi di recupero psicologico, coordinati da Erika».
«”Thamaia”, infatti, si occupa anche dell’assistenza dei figli e di tutti quei minori cresciuti, loro malgrado, in contesti violenti e che hanno bisogno di recuperare la giusta dimensione della realtà – spiega la Gruttadauria – Alcuni dopo aver assistito a maltrattamenti in famiglia possono crescere credendo, ad esempio, che l’uso della violenza sia parte del rapporto tra uomo e donna, tra moglie e marito, ed essere portati dunque a perpetuare simili atteggiamenti da adulti. È un trauma per tutti i bambini vedere la propria madre picchiata dal padre. Noi insegniamo loro a capire che la violenza non è mai una forma d’amore».

22/10/2011

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